All’età di sei anni, nel 1897, Ole Kirk Christiansen era già un bracciante agricolo, così come suo padre, che si occupava di pulire le stalle e gestire pecore e mucche a Billund, un piccolo paese di poco più di cento anime nella campagna della Danimarca Meridionale. Uno di tredici tra fratelli e sorelle, Ole Kirk crebbe povero, ma istruito: per quanto un paio di giorni a settimana di scuola sembrino pochi oggi, erano abbastanza per quei tempi.
A 14 anni diventa apprendista carpentiere con il fratello Kristian e trasforma la sua passione per la lavorazione del legno in un lavoro. Impara le basi e mette in pratica la sua creatività realizzando piccole sculture oltre che a ben più pratici elementi in legno per l’arredamento e la carpenteria.
Dopo sei anni si trasferisce a Copenhagen per la leva obbligatoria e dopo un anno, non ancora ventenne, torna in campagna a Billund. Lì conosce e sposa Kristine Sørensen (da cui avrà quattro figli maschi: Johannes, Karl Georg, Godtfred e Gerhardt) e investe sul suo futuro acquistando la “Billund Maskinsnedkeri” (Carpenteria Billund) per diecimila corone danesi (più o meno 1500 euro di oggi). Nella nuova attività comincia a produrre porte, finestre, mobili cucina e… bare. Col tempo si avventura in progetti più ambiziosi e complicati come case, fattorie e perfino la chiesa locale che frequenta assiduamente, tenendo anche corsi di carpenteria per i bambini del paese.
La sua fede viene messa alla prova nel 1924, quando i suoi due figli Karl Georg e Godtfred (di cinque e quattro anni) mentre cercano di accendere uno scaldacolla danno fuoco per errore ad un mucchietto di scarti di legno. Le fiamme divampano senza controllo e in breve tempo avvolgono sia la casa che l’officina di famiglia, radendoli al suolo.
Ole Kirk non si da per vinto: assume l’architetto Jesper Jespersen e con lui progetta e ricostruisce una nuova casa che ancora oggi è conosciuta come la “Ole Kirk’s House” e di cui LEGO produrrà poi un set esclusivo. Il set riproduce quella particolare casa rossa ed è stato regalato ai dipendenti LEGO nel 2012. Tre anni prima era stato prodotto in soli 32 esemplari e donato ai fortunati partecipanti al LEGO Inside Tour del 2009: quel particolare set è tra i più rari ed ambiti dai collezionisti.
Ma torniamo al nostro Ole Kirk Christiansen.
Nel 1929 la crisi americana colpisce il resto del mondo, Danimarca compresa. Il prezzo del burro e della pancetta crolla mandando in fallimento molti allevatori della zona di Billund. L’attività di Ole Kirk è inevitabilmente colpita a sua volta visto che la maggior parte dei suoi clienti non possono più permettersi i suoi servizi. Nel 1931 licenzia il suo ultimo dipendente ed è ad un passo dal fallimento.
Ma i problemi finanziari sono niente rispetto a quanto succederà nel 1932: mentre è incinta del loro quinto figlio Kristine si ammala, abortisce e a soli quaranta anni muore di flebite.
Quasi fallito e vedovo, Ole Kirk è disperato. Si rifugia nella fede. Ma non necessariamente una fede religiosa, come racconta Jens Andersen in “Lego. Una storia di famiglia”. Una fede nel futuro, nelle opportunità, nella forza di continuare a vivere. Oggi potremmo dire che Ole Kirk in quel momento è resiliente.
Ole Kirk racconterà poi nelle sue memoria di aver avuto una specie di visione: una grande fabbrica che accoglieva le materie prime da una parte e faceva uscire prodotti finiti dall’altra. Centinaia, migliaia di operai lavoravano ad ogni fase della produzione e, insieme, creavano qualcosa di nuovo, di utile, partendo da pochi materiali. Quella visione fu così chiara per lui che non ebbe più dubbi: un giorno l’avrebbe realizzata, costi quel che costi. E, come vedremo, alla fine ce la farà.
Salvato dai giocattoli
Nel 1932 Ole Kirk era senza un soldo, senza moglie, coi debitori alle porte e senza nessun cliente a cui vendere i suoi servizi di carpenteria.
Un po’ di tranquillità arriva due anni dopo, quando nel 1934 Ole Kirk si innamora e sposa la sua governante, Sofie Jørgensen. Sofie si era fin da subito affezionata ai figli e poi innamorata del nostro protagonista. Mette a disposizione i suoi risparmi per tenere a galla l’attività di famiglia e contribuisce nella maniera più inaspettata: è sfogliando una delle sue riviste che Ole Kirk legge un articolo che spiega come, anche nei periodi di profonda crisi economica, alcuni prodotti continuano ad avere mercato. Uno di questi lo incuriosisce particolarmente e gli fa accendere la proverbiale lampadina: i giocattoli. Passa meno di un anno e nel 1935 l’azienda di famiglia si concentra proprio sulla produzione di giocattoli in legno per bambini. Era un periodo in cui l’importanza del gioco durante l’infanzia era un tema molto dibattuto in Europa, ovviamente tra le famiglie più benestanti, che costituirono in breve tempo un mercato molto interessante, capace di spendere la giusta cifra per un prodotto di qualità. E il perfezionismo di Ole Kirk si sposava molto bene con questo modello: cominciò a creare proprio giocattoli di qualità, scolpiti e costruiti in legno, dipinti minuziosamente. Cavalli con calesse, automobiline, camion… e anche gli yo-yo, nuova moda degli anni trenta che impazzava tra i bambini.
Tra quei primi giocattoli la più iconica è l’anatra in legno con ruote, uno dei primi giocattoli prodotti in quel periodo d’oro.
Aveva un semplice cordino con cui la si poteva trascinare in giro e anch’essa diventerà poi un set celebrativo LEGO, il set LEGO Wooden Duck 40501 del 2020 (ed era già stata interpretata anche nel 2011 come set regalo ai dipendenti, versione ovviamente ricercatissima)
Una volta che fu presa la decisione di concentrarsi sulla produzione di giocattoli in legno fu anche chiaro che il nome “Billund Maskinsnedkeri” andava cambiato. Ole Kirk indisse una specie di concorso tra tutti i dipendenti per trovare un nuovo nome più adatto, con in palio una bottiglia del vino che si autoproduceva in casa… concorso che servì a ben poco visto che l’idea migliore venne da Ole Kirk stesso.
Combinando le parole danesi “LEG” e “GODT” che insieme suonano come “gioca bene” ottenne il nome “LEGO”. E nel gennaio del 1936 la “Billund Maskinsnedkeri” divenne ufficialmente la LEGO.
Nonostante lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la richiesta di giocattoli LEGO crebbe di molto nei primi due anni di guerra, raddoppiando le entrate della società.
Anche in piena attività arrivarono ancora i guai con il fuoco: nella notte deo 20 marzo 1942 la fabbrica andò completamente in cenere, ma almeno questa volta la casa dei Christiansen fu risparmiata. Ricostruire la fabbrica sembrava ancora una volta una missione impossibile: l’assicurazione non volle coprire tutto il danno e Ole Kirk si ritrovò a punto e a capo. Serviva altra resilienza.
Arriverà in aiuto questa volta una banca, la danese Vejle Bank concesse un prestito alla famiglia che permise la ricostruzione della fabbrica, questa volta completamente pensata per la costruzione di giocattoli e pronta all’aumento di produzione vista la richiesta crescente.
La Scoperta
Gli anni della Seconda Guerra Mondiale non furono certo facili per l’attività della LEGO. La Danimarca era occupata e i nazisti sequestrarono parte della fabbrica per usarla come loro deposito di armi e attrezzature. Ma quel luogo fu anche utile alla Resistenza danese: il figlio Godtfred ricorda come “papà trasportava granate e altro materiale per la Resistenza all’interno di casse di legno marchiate LEGO”.
Dopo la liberazione del maggio 1945 la Danimarca tornò ad uno stato di semi normalità e gli ordini di giocattoli continuarono a crescere. In quel periodo era sempre più difficile trovare legno di faggio di qualità e LEGO cominciò a valutare nuovi materiali per i suoi giocattoli, in particolare un nuovo materiale che prometteva di essere più economico, duraturo e versatile del legno: la plastica.
La plastica non doveva essere trattata, lavorata, rifinita, dipinta e assemblata come il legno. Al contrario dei giocattoli in legno che necessitavano di diversi operai che seguissero i tanti passaggi necessari per arrivare al prodotto finito, i giocattoli in plastica potevano essere realizzati da un unico macchinario seguito da un singolo operaio.
Nel 1947 Ole Kirk investì quindi nel suo primo macchinario inglese per lo stampaggio a iniezione della plastica dopo averlo visto ad una fiera in Inghilterra.
Durante quello stesso viaggio inglese riportò in Danimarca anche dei giocattoli, tra i quali spiccava un sistema di costruzione a mattoncini colorati. Erano rossi, gialli, blu e verdi, avevano borchie cilindriche nella parte superiore ed erano vuoti nella parte inferiore, permettendone l’incastro. Era parte di una serie di giocattoli inventata una decina di anni prima dall’inglese Hilary Page. In particolare era il sistema Bri-Plax, composto proprio da mattoncini a forma di cubo, con bordi arrotondati.
LEGO introdusse sul mercato danese una sua variante, composta da mattoncini (“brick”) a base rettangolare, con otto borchie piatte e non tondeggianti, e spigoli vivi al posto di bordi arrotondati, adottando una distanza standard tra le borchie (che chiamerò “stud” da ora in poi) di otto millimetri. Il sistema era ancora limitato ad un singolo modello di brick colorati da collegare tra loro ed era praticamente identico ai Bri-Plax di Page.

Bri-Plax K280 Interlocking Building Cubes
LEGO System
Gli affari per LEGO continuano ad andare molto bene e i nuovi giocattoli in plastica, in particolare auto e trattori giocattolo con ruote in gomma e sterzo funzionante, sono un vero successo in tutto il paese. Nel 1951 Ole Kirk viene colpito da un’emorragia cerebrale. Riesce a sopravvivere, ma ne esce debilitato e comincia a pensare di lasciare sempre più responsabilità a suo figlio Godtfred che già lo affiancava nella gestione della società. Anche gli altri tre fratelli lavorano nell’azienda di famiglia, Karl Georg e Gerhardt sono resposabili operativi del reparto plastica e di quello legno, mentre Johannes da una mano come autista e tuttofare. Gli scontri tra Ole Kirk e Godtfred entrano nella storia della famiglia Christiansen: entrambi hanno un carattere forte e tante idee così diverse tra loro da portarli a litigi furenti che possono durare mesi e che portano anche in un’occasione alle dimissioni di Godtfred dopo che il padre si era impuntato sul voler ingrandire enormemente la fabbrica spendendo molti soldi che la famiglia non aveva. Tornato sui suoi passi Godtfred si renderà poi conto di come quella necessità di espandersi e di trovare nuovi mercati farà la fortuna della società che stava forse in quel periodo riposando troppo sugli allori.
Nel 1953 va alla fiera del giocattolo di Norimberga, in Germania, la nazione che da decenni ha dominato il mercato del giocattolo a livello globale e che ora è limitata dal bando alle esportazioni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In Germania incontra diversi clienti danesi che sostengono che, una volta finiti i limiti alle esportazioni, i giocattoli tedeschi invaderanno il mercato nord europeo e i produttori locali come LEGO saranno destinati a chiudere i battenti.
È un grande affronto per Godtfred che sa quanto LEGO ha puntato sulla qualità dei suoi prodotti che oggi possono tranquillamente rivaleggiare con le loro controparti tedesche, ma quella sparata rimane un tarlo forte che lo porta alla ricerca di un giocattolo davvero unico ed esclusivo per LEGO, che tolga la società dalla competizione diretta con gli altri produttori.
L’anno successivo partecipa alla fiera del giocattolo British Toy and Hobby Fair di Brighton, in Inghilterra. Tra le tante novità rivede anche i Bri-Plax che però a quanto pare non hanno avuto particolare successo né in Inghilterra né tanto meno all’estero. Durante il viaggio di ritorno in traghetto, mentre si rilassa con un sigaro e del whiskey, sente parlare altri compratori danesi di ritorno dalla fiera del giocattolo. La discussione verte sul fatto che al mercato dei giocattoli manchi “un sistema”. Un modo più sistematico e mirato di produrre per ridurre i costi e proporre un catalogo meno inutilmente variegato e senza mai un vera consistenza nell’offerta.
Nel 1957 Godtfred diventa direttore e da vita alla LEGO che conosciamo oggi. Il catalogo di giocattoli allora era troppo vasto e variegato: Godtfred decide di semplificarlo e di mantenere addirittura un solo giocattolo, quei mattoncini in plastica che vendevano bene, ma ancora non erano il prodotto principale dell’azienda. Una scelta molto coraggiosa che rivista con gli occhi di oggi pare ovvia, ma che allora non lo era per niente.
Kjeld, il figlio di Godtfred, sarà una enorme fonte di ispirazione per il padre, come lui stesso racconta in “Lego. Una storia di famiglia”:
“Da piccolo, mi costruivo intorno delle torri. Sovrapponendo solo due bottoncini, potevo orientare i mattoncini in modo da realizzare dei muri circolari. Spesso le torri erano talmente grandi che mi ci potevo nascondere dentro. Poi, iniziai a costruire intere città di mattoncini LEGO nella nostra stanza dei giochi nel seminterrato, dove un tempo era stata montata la prima pressa. Non seguivo mai le istruzioni, ma soltanto la mia fantasia. Non ho dubbi sul fatto che mio padre abbia trovato l’ispirazione nei giochi che facevo con le mie sorelle, fino a identificare la possibilità di trasformarli in un sistema.”
Kjeld Kirk Kristiansen
Godtfred quindi si lascia ispirare dai figli e inventa il “metodo LEGO”, dove i mattoncini sono la base di un sistema complesso, pensato per insegnare la creatività attraverso il gioco. È qui che nasce il “LEGO System in Play” la filosofia alla base di LEGO che durerà fino ad oggi.
“La nostra idea fu quella di creare un giocattolo che preparasse il bambino alla vita. Un giocattolo che stimolasse l’immaginazione e che portasse a quel piacere della creazione che è alla base di ogni essere umano”
Godtfred Kirk Kristiansen
Alla fine degli anni Cinquanta LEGO comincia ad espandersi all’estero e apre un ufficio anche in Germania. In poco tempo i negozi tedeschi di giocattoli cominciano ad avere in vetrina i set LEGO. Nel frattempo viene anche modificato il primo mattoncino: vengono aggiunti tre cilindri cavi nella parte inferiore in modo da avere più punti di contatto con gli stud superiori e permettere quindi una giunzione più forte.
Il brevetto definitivo verrà approvato il 28 gennaio 1958, la data di nascita del mattoncino LEGO moderno che rimarrà invariato fino ad oggi.
Meno di due mesi dopo Ole Kirk Christiansen muore di arresto cardiaco all’età di 66 anni. La società verrà divisa tra i figli, ma sarà Godtfred a prenderne definitivamente le redini.
La Crescita
All’inizio degli anni Sessanta LEGO è già presente in tutta l’Europa occidentale, Italia compresa, e anche negli Stati Uniti, dove produce i suoi mattoncini grazie ad una partnership con Samsonite (quella delle valigie).
In pochi anni si espande ulteriormente in Giappone, Marocco, Hong Kong, Singapore e Australia. Viene creato il nuovo quartier generale di Billund e vengono assunte un sacco di nuove persone, per le quali vengono addirittura costruite delle case attorno agli uffici centrali.
La ricerca e l’innovazione è alla base della società che nel 1963 sostituisce l’acetilcellulosa utilizzata fino a quel momento per i suoi mattoncini con il nuovo ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene). L’ABS è atossico, non scolorisce, non si deforma, resiste al calore, agli acidi, al sale e a molti altri prodotti chimici. Era il materiale perfetto per produrre mattoncini che durassero per sempre, e ancora oggi è utilizzato per la produzione dei LEGO.
A metà degli anni Sessanta nasce il primo treno LEGO, viene progettato dal dipartimento interno di ricerca e sviluppo del prodotto, LEGO FUTURA, prima in una versione con motore integrato da 4,5V e poi con binari elettrificati da 12V. I treni LEGO contribuiranno enormemente al successo del sistema, prima in Germania e poi nel resto del mondo.
Nel 1969 LEGO introduce un nuovo sistema basato su mattoncini grandi esattamente il doppio del modello classico: nasce così LEGO Duplo (nome derivato dal latino per “doppio”, appunto). Il catalogo LEGO si arricchirrà nei decenni successivi per andare a coprire ogni età: LEGO Duplo dai due anni, poi LEGO Basic dai 3-7 anni, LEGO Fabuland dai 4-8 anni, LEGOLAND dai 5-12 anni e infine LEGO Technic dai 7-16 anni.
Gli elementi del LEGO System si moltiplicano e cominciano ad avere una forme più specifiche, in modo da poter creare modelli sempre più complessi e dettagliati. Compaiono in questo periodo ad esempio le tazze, i fiori, i mobiletti con sportello, etc.
Il quartier generale di LEGO a Billund è ormai meta di un pellegrinaggio sfrenato: oltre ventimila persone lo visitano ogni anno. Questo darà l’idea a Godtfred di creare una mostra permanente delle costruzioni più grandi e complesse create dal team interno, che solitamente erano riservate a mostre temporanee o eventi simili. È da qui che poi si penserà a creare addirittura un parco tematico LEGO a Billund, sul modello dei parchi americani di Disney o, più vicino, al parco Tivoli di Copenhagen. Sarà Dagny Holm, il progettista capo di LEGO del’epoca, a disegnare e realizzare gran parte delle incredibili costruzioni che avrebbero adornato il nuovo parco tematico.
Chiunque abbia giocato con i LEGO da piccolo sa quanto sia comune fantasticare sulle possibilità che ti da il sistema. Voglio dire: quante volte abbiamo sognato di realizzare una città intera di LEGO, o un sistema ferroviario completo, o una base lunare gigante, o un castello medioevale enorme… era fantastico immaginare queste cose e magari vederle in parte realizzate nei cataloghi LEGO che accompagnavano ogni set (e che ho inserito in queste pagine proprio perché per me costituiscono una parte fondamentale della mia esperienza LEGO)
Bene: provate ad immaginare cosa provavano i bambini entrando a Legoland e vedendo quelle costruzioni gigantesche. Era la realizzazione dei loro sogni, letteralmente. Il successo del primo parco fu immediato e ne vennero poi aperti altri in tutto il mondo. Ad oggi ci sono una decina di Legoland in Europa, Asia e America, con diversi format, da quello classico al parco acquatico italiano Legoland Water Park di Gardaland.
Le Minifigures
Negli anni Settanta il successo di LEGO continua a crescere e vengono introdotte le “Minifigures”. Piccoli personaggi umanoidi in grado di muovere braccia e gambe e di afferrare oggetti grazie a piccole mani stilizzate. Le Minifigures diventeranno in breve uno dei capisaldi del LEGO System: grazie a loro sarà finalmente possibile popolare i set e rendere tutto più vicino alla realtà.
“L’idea delle Minifigures fu originariamente di mio padre e risale, in un certo senso, al venticinquesimo anniversario del 1957, quando venne disegnato il cosiddetto ‘Omino LEGO’, un piccolo operaio tondeggiante in tuta da lavoro ed elmetto. Allora il disegno venne usato come illustrazione sugli opuscoli informativi per i rivenditori e, alla fine degli anni Cinquanta, divenne una specie di icona. Questo instillò l’idea nella mente di papà, credo.
L’idea, tuttavia, non venne realizzata se non intorno al 1970, quando il designer Jens Nygaard – lo stesso ideatore di LEGO Spazio e LEGO Castello – fece degli esperimenti con delle cosiddette ‘Figure costruibili’. Si trattava di una famiglia completa e nel 1974 il set vendette proprio bene. L’anno successivo, Nygaard sviluppò la minifigure di 3,5 centimetri – alta come quattro mattoncini – in scala con le costruzioni LEGO, ma quella versione non poteva muovere né gambe né braccia, e venne perciò chiamata ‘Statua di sale’.
Non andava bene e Nygaard, papà e io ne discutemmo a lungo. Dovevamo cambiare qualcosa a quei personaggi. Dovevano muovere almeno braccia e gambe. Ero sicurissimo che una figura di quelle dimensioni avrebbe portato dei vantaggi incredibili.
Arrivò infine nel 1978.”
Kjeld Kirk Kristiansen
Personalmente ho iniziato a giocare con i LEGO all’inizio degli anni Ottanta e le Minifigures erano per me una parte imprescindibile. Grazie a loro inventavo storie, immaginavo interazioni, assegnavo compiti. Ogni minifigure delle mie città LEGO erano intente a fare qualcosa o a parlare con qualcuno.
E non ci si fermò certo alle sole città: arrivarono i cavalieri e personaggi del Medioevo, gli astronauti di LEGO Space e perfino strani insetti e animali umanoidi di ogni tipo. Usciranno negli anni una infinita serie di varianti dedicate a tutti i temi LEGO. Si stima che ad oggi siano state prodotte da LEGO oltre nove miliardi di Minifigures in migliaia di varianti differenti.
Nel 1977 arrivano sul mercato i primi LEGO Expert Builder (o Technical Sets) una nuova serie di set per “esperti costruttori” LEGO, che introducono una serie di nuovi elementi con cui poter realizzare meccanismi anche complessi e riproduzioni di sistemi meccanici. Quella serie verrà rinominata nel 1982 LEGO Technic. Arrivano decine di nuovi pezzi tra ingranaggi, giunzioni, motori elettrici, meccanismi pneumatici e tanto altro. I set Technic permettono non solo di creare modelli che assomigliassero ad esempio ad un’auto, ma a capire e ricreare anche come funziona il motore al suo interno, o le sospensioni, o lo sterzo. Una incredibile e utilissima introduzione alla meccanica, pensata per i bambini della scuola secondaria. Non ho dubbi che molti ingegneri meccanici di oggi abbiano avuto la loro prima fatidica “scintilla” da bambini grazie ad un set Technic.
Gli anni d’oro
Gli anni Ottanta si aprono all’insegna delle campagne pubblicitarie più particolari e LEGO per la prima volta scopre il cobranding attraverso una gigantesca operazione che avverrà negli Stati Uniti. Per la prima volta verrà regalata una bustina di mattoncini lego misti insieme ad ogni Happy Meal di McDonald’s. Dalla Danimarca partono venticinque milioni di bustine per i 6500 ristoranti MCcDonald’s sparsi per la nazione americana. Ogni ristorante riceverà anche una grande statua di Ronald McDonald realizzata in LEGO e la esporrà all’ingresso. Arrivano anche una serie di modelli già costruiti da posare sul bancone per mostrare ai bambini cosa possono creare con una busta di mattoncini LEGO.
L’operazione è un grande successo e ne seguiranno altre nel 1986 e 1988: tutto il sistema LEGO si presta perfettamente a questa idea, basta dare un po’ di mattoncini ai bambini gratuitamente perché capiscano in fretta che ne vogliono altri, per poter creare costruzioni più grandi, più complesse, più belle. LEGO arriverà a spedire negli Stati Uniti oltre cento milioni di bustine di mattoncini e queste operazioni in cobranding sono la base dell’incredibile successo riscosso dai LEGO negli Stati Uniti e in Canada durante anni Ottanta.
Il decennio successivo sarà caratterizzato dall’arrivo nelle case dei computer e dalla popolarizzazione dell’informatica. Anche in questo LEGO si dimostrò al passo coi tempi e fu proprio Kjeld, che aveva studiato programmazione ed era un appassionato di computer, a cercare l’integrazione attraverso la creazione di set speciali. I primi esperimenti furono realizzati insieme al MIT di Boston, in particolare lavorando insieme a Seymour Papert, un matematico e informatico del MIT esperto di intelligenza artificiale e robotica.
Da quella collaborazione nacquero i primi set che permettevano di programmare comportamenti particolari utilizzando i pezzi Technic insieme ai diversi motori elettrici ed attuatori che già facevano parte del catalogo collegati a piccoli “cervelli” elettronici che comunicavano direttamente con i computer di casa. Dal Technic CyberMaster fino ai più moderni Mindstorm EV3, LEGO è sempre stata all’avanguardia, avvicinando milioni di bambini all’informatica e alla robotica.
Dalla crisi agli adulti
Durante gli anni novanta il gruppo vide uno stallo delle vendite: LEGO era ormai percepito come un gioco “vecchio” e i bambini avevano voglia di qualcosa di nuovo. L’idea di acquisire licenze e realizzare set basati su grandi proprietà intellettuali, Star Wars ed Harry Potter in primis, tamponò la crisi, ma non risolse completamente il problema.
A fine millennio LEGO era in rosso per la prima volta da decenni e licenziò oltre mille dipendenti, oltre un decimo della sua forza lavoro. Kjeld si fece da parte e fu trovato un nuovo amministratore delegato: dal 2004 al 2017 gli subentrerà Jorgen Via Knudstorp che cercherà di differenziare e svecchiare l’immagine di LEGO attraverso l’introduzione di tanti nuovi temi. Tra i tanti esperimenti ebbero successo in particolare sia nuove idee che vecchie glorie. LEGO Friends, un nuovo tema dedicato alle bambine con colori pastello e nuove minifigure più adatte al target. Ninjago, altro nuovo tema questa volta più maschile con personaggi combattenti in un mondo che unisce estetica asiatica classica e moderni robot. Tra i temi più vecchi ebbero grande successo il classico LEGO City e anche LEGO Technic, coi suoi pezzi speciali e parti meccaniche ed elettriche. Anche nel mondo dei videogiochi il gruppo lavora molto bene insieme a Warner Bros. e pubblica decine di titoli di successo, sia facendo tie-in che utilizzando i propri temi classici.
Nel 2014 sempre con Warner Bros. arriva al cinema The LEGO Movie, film che cerca di portare sul grande schermo la filosofia LEGO e che ci riesce alla grande: i registi Chris Miller e Phil Lord tirano fuori dal cappello un capolavoro di animazione che piacerà sia ai vecchi appassionati che ai nuovi fan del mattoncino e diventerà un blockbuster da mezzo miliardo di incasso aprendo le porte ad un vero e proprio LEGO Cinematic Universe.
LEGO cresce fino a diventare una vera e propria major dell’entertainment, producendo film, serie e videogiochi di successo.

Set LEGO Andy Warhol’s Marilyn Monroe 31197
Il post pandemia porta con se la consapevolezza che il pubblico adulto può e deve essere un target molto appetibile per LEGO: arrivano tanti nuovi set pensati proprio per gli adulti attraverso la nuova linea “Adults Welcome”. Con i LEGO è ora possibile creare elementi di arredo da mettere in casa (pensiamo alle nuove serie LEGO Art e LEGO Botanical Collection), riproduzioni fedeli di veicoli di grandi dimensioni e in generale di icone significative per i meno giovani tratte da serie e film anni Ottanta, e poi retrogaming, retrocomputing, scienza e tecnologia… il catalogo dedicato agli adulti è fornitissimo e i suoi set costituiscono ora una parte molto importante del fatturato dell’azienda. Ancora una volta, LEGO ha saputo rinnovarsi e intercettare i gusti e le preferenze del suo pubblico, sia quello naturale, cioè i bambini, sia quello acquisito, cioè i “bambini cresciuti”: quegli adulti che da piccoli hanno adorato i LEGO e ora cercano set più consoni ai loro gusti da costruire e poi esporre in casa.
Quel piacere della creazione che Godtfred Kirk Christiansen inseguì creando il LEGO System ormai settanta anni fa ancora fa breccia negli appassionati LEGO grandi e piccoli, una scintilla che non smette mai di brillare e che riesce a cambiare continuamente forma senza mai cambiare nella sua essenza.
Questa è la cover story di EPIC.03: all’interno del libro troverai diversi box aggiuntivi con un sacco di curiosità e tantissime foto in più rispetto a questa versione per il sito.
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